Giugliano, 9 novembre 2012 – Alle spalle, una rapina appena consumata in una tabaccheria. Nel mezzo, il bottino del colpo, stretto tra le loro mani. Davanti, il flop e l’ipotesi della galera nell’immagine di una pattuglia della polizia stradale. Volevano fuggire. L’hanno fatto, hanno speronato una delle due pattuglie che hanno intimato loro l’alt, investito atre poliziotti, scatenato una sparatoria con gli agenti. Un colpo ha centrato in pieno uno di loro, uccidendolo. E’ andata così nelle ore che hanno preceduto l’alba di giovedì. Così è morto Andrea Hadzovic, 21 anni, rom del popoloso alla periferia di Giugliano. Stamattina hanno beccato i suoi complici: tre uomini, parenti e compagni di Andrea, che per chi indaga sono gli stessi che la notte tra mercoledì e giovedì fuggivano nell’Opel Kadett grigia che fuggiva sulla Statale 162, il più noto asse mediano, prima di speronare l’auto della polizia e finire sotto una pioggia di proiettili. Per la ricostruzione ufficiale arrivata alla Procura della Repubblica, i poliziotti avrebbero cominciato a sparare dopo l’investimento di alcuni agenti, e dall’auto dei nomadi sarebbero partiti altri colpi di pistola. Almeno ventuno i bossoli ritrovati, ma apparterrebbero tutti alle pistole delle forze dell’ordine. Solo alle prime luci del giorno, quando ormai era troppo tardi, alcuni compagni avevano portato Andrea all’ospedale di Giugliano, colpito da più pallottole agli organi vitali. Al carcere di Poggioreale sono finiti Negio Salkanovis di 41 anni, Valter Seferovic di 34 e Zdravko Hadzovic, un fratello di Andrea, di 24 anni.
Stando alla ricostruzione della polizia, sintetizzata in una nota, i quattro avrebbero compiuto nella notte dell’8 novembre una rapina ai danni di una tabaccheria di Santa Maria Capua Vetere in cui i malviventi asportavano ingenti quantitativi di sigarette, coupon di “gratta e vinci” e schede magnetiche per ricariche di telefonini. C’erano alcune telecamere, in quell’esercizio commerciale, e certo i quattro rom non potevano saperlo. La polizia scrive che attraverso quei fotogrammi “si riconoscono chiaramente i quattro”, giunti proprio sulla stessa Opel poi diventata l’auto dei sospetti .
Poco dopo, grazie anche alle perlustrazioni compiute da un elicottero, è stato possibile rintracciare l’auto. L’Opel era nascosta ai margini di uno dei tanti accampamenti alla periferia di Giugliano, in località Ponte Riccio, dove ormai da decenni vivono in condizioni di assoluta precarietà circa 700 di persone di etnìa rom. L’inchiesta della Procura ora è doppia. Da un lato bisognerà verificare l’esatta dinamica del conflitto a fuoco che ha portato alla morte di un ventenne, dall’altra capire se i quattro avevano compiuto in precedenza altre incursioni in altri negozi o aree di servizio, visto che la Stradale aveva registrato un incremento di rapine messa a segno tra il nolano e il casertano, proprio a ridosso dell’Asse Mediano.
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